venerdì 27 aprile 2012

Capitolo 40 - E' finita!! Ehm... forse... speriamo...


Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude ed Asher sono due vampiri emo a corrente alternata immersi in un contesto pornosoft-romantico-delirante. Chette lo dico a fare? Dopo aver litigato senza sosta per tutta la fanfiction decidono di ripercorrere il loro copione assurdo in un unico capitolo e quindi litigano, scopano, si insultano, litigano e scopano in modo assolutamente random. Finisce male però, anche grazie a un occhio di troppo e in questo capitolo continua peggio. Dai, non piangete, magari muoiono!                                                                                                    

Colonna sonora: Many of horrors by Biffy Cliro
Jean-Claude fissò l’amico negli occhi duri e freddi come il granito della cucina più amata dagli italiani, aprì e chiuse la bocca un paio di volte e poi si asciugò meglio le orecchie con la vestaglia. Doveva esserci ancora un po’ d’acqua che col cerume fa il tappo ca va sans dire. “Che cazzo dici, Brain?”
“Ho detto che me ne vado.”
“Cosa?”
“Me. Ne. Vado”.
“Vai a fare un giro fuori?”
“No, me ne vado per sempre”.
“Eh????”
“Non è così difficile da cogliere”.
“In che senso?”
“Nel senso che me ne vado. Comprendi?”
“No. Scusa puoi ripetere?” Il vampiro si passò una mano sulla fronte, scuotendo la testa. “Davvero non ho capito.”
Asher sbuffò e cominciò a scandire le parole, facendo gesti più o meno sensati con le braccia, indicando prima se stesso poi la porta: “Iooo andaaare viiia”.
“Ma come?”
“Io adesso me ne vado, voglio restare solo!!!”
“Ahahah!” L’altro scoppiò in una risatina: Gesù come era spiritoso il suo Ashy. Ma poi che cazzo c’era da ridere? “Con la malinconia e volare nel suo cielo? Ok, sì, ritorno in bagno se vuoi! Vuoi rileggere la Principessa sul pisello?”
“IO ME NE VADO.”
Jean-Claude sbarrò gli occhi e si tappò le bocca come se avesse paura di vomitare sul tappeto nuovo poi vide il tubo delle pringles di Asher su letto e lo usò per respirarci dentro. Merda, a quanto pareva funzionava solo coi sacchetti. Anzi, l’odore della panna acida gli stava peggiorando la nausea. Alla fine riuscì ad esalare un debole “Vado, vado?”
“Vado, vado.” Confermò l’altro. “Faccio le valige, vado via, sparisco, mi eclisso, mi avvio, mi incammino, mi accomiato, mi faccio strada, cammino via, fluisco altrove, bighellono fuori, mi immetto in altro loco, mi do alla macchia, circolo, transito, parto, mi muovo, mi dirigo, confluisco, mi sposto, mi reco, mi evolvo, scompaio, diparto, mi dileguo, mi dissolvo, sparisco, svanisco, mi butto, m’involo e ti aggiro. E se non dovessimo rivederci: buon pomeriggio, buona sera e buona notte.”
“Ma…dove…Belle…”
“Belle sa tutto e mi ha dato altro che la sua benedizione, non stava più nella pelle, si è messa a ballare un valzer con Aldo. Forse quello l’ha fatto per via dell’extasy, ma insomma… Mi ha detto che a St.Louis, una ridente cittadina americana MOOOOLTO meglio di quella di Twiight, c’è una simpaticissima bimba ventrue un po’ vacca che sarebbe ultrafelice di avermi tra le sue fila, non ho capito in che ruolo ma non importa, mi scriverà persino una lettera di raccomandazione.”
“Ma perché?” Balbettò Jean-Claude.
“Ci ho provato, Jean.” Bisbigliò. “Tu sai che ci ho provato; ma non ce la faccio, non ci riesco.”
“A rischio di ripetermi, ma che cazzo dici, Brain?”
“Perché non ce la faccio più, non ne posso più di ardeur, di consiglieri, di intrighi, di orge, di vedere te che fai pompini…di vedere pompini che si fanno te, occhi putrefatti, cani assatanati, basta! Ho chiuso. Rien ne va plus.”
“E da quando te ne fregherebbe qualcosa? Non eri tu il meno checca?”
“Da quando mi smerigliano le palle con la carta vetrata. Io oooodio le pressioni. E ieri sera mi hai fatto incazzare”.
“E secondo te io mi diverto come una Pasqua?” Le parole gli uscirono a stento. Lo guardò sconvolto e cercò di alzare il tono.
“A quanto pare sì, sono io che me ne voglio andare, o sbaglio? No, non sbaglio, capitolo Ventisette: “Asher chiede a Jean Claude di scappare insieme per andarsene da questa follia e Jean Claude gli risponde di no per futili motivi”.”
Jean Claude aveva gli occhi annebbiati, quasi non vedeva a un centimetro dalla sua faccia, ma si avvicinò e gli afferrò l’orlo del mantello. “Ma pensavo che avessi capito…”
“Io? Capire? Mbah”. Gli rispose impassibile.
“Avevo paura che mi odiassi”. Il suono di quelle frasi gli era incomprensibile. Jean Claude tentò di replicare, ma le parole gli morivano sulle labbra e la sua mente roteava imbrigliata in centinaia di pensieri e frasi sconnesse. Deglutì più volte mentre il suo cuore continuava ad accelerare come un canarino in una lavatrice.
“Tanto ti odio lo stesso tutte le volte in cui non ubbidisci strettamente ai miei diktat. E poi qua tu fai la bella vita con tutti i tuoi umani porcacci, la tua robba, e Belle che ti fa pat pat sul cranio. Così levo il disturbo e tanti saluti alla bella compagnia”.
“Non ti sento lalalalalalala”.
“Senti, le cose stanno così: a quanto sono riuscito a cogliere da uno studio approfondito di questo copione delirante, è ora che io impazzisca definitivamente per una non meglio precisata goccia. Non ho capito bene perché, se devo essere proooprio sincero, ieri sera infatti mi sono divertito un sacco, ma evidentemente qua se non cambia qualcosa non finisce più la fan fiction, e quindi ho deciso di introdurre questo colpo di scena fighissimo”.
“E così te ne vai e basta”.
“Sì, anche Belle è contenta, dice che l’abbiamo asciugata”.
Jean Claude sollevò gli occhi colmi di lacrime. “ E io non conto niente? Chi sono, il figlio del prete?” Lo incalzò sconvolto. “Tutte le nostre menate, e i soprannomi da far vergognare un bimbominkia tredicenne, e le fan fiction che abbiamo vissuto insieme in anni e anni? Non contano?”
“No, non me ne frega un cazzo. Carpe diem, come diceva sempre mio nonno”.
“E così te ne vai e mi lasci solo. E moi? Che fa moi?”
“Hai il tuo teatro e Dori e Belle… non hai bisogno del povero Asher. Sì abbiamo avuto una bella storia, robba seria, stile Romeo e Giulietta, ma la verità è che non mi bastano i tuoi scarti.”
Jean Claude crollò seduto sul letto, incapace di reggersi in piedi. Poi saltò su di nuovo perchè si era seduto su qualcosa di bagnaticcio e innominabile. “Non è abbastanza...” Sollevò gli occhi su di lui per la seconda volta in dieci righe e lo implorò in silenzio. “Dimmelo di nuovo Asher.” Sospirò come in un Harmony terminale e si tamponò gli occhi con un fazzolettino di seta. “Perché siamo rimasti chiusi in una stanza per quattro mesi?”
“Quattro mesi? Minchia! Abbiamo centinaia d’anni e in quattro mesi già ci cancellano lo show? Ma l’audience era alle stelle!”
Il vampiro serrò le mascelle e strinse i pugni. “Rispondi e non cambiare discorso. Ecco.”
“Qual era la domanda?”
“Grrrrr…”
“Oh, ti stai incazzando?”
“Asher…” Jean-Claude a questo punto cominciò ad incazzarsi sul serio. “Indipendentemente da quanti erano questi mesi di prigionia, cosa sono stati, uno scherzo? Ero su candid camera? E’ stato un esperimento antropologico?”
“Antropoche?”
Il vampiro fece un passo avanti, piantando un dito accusatore dritto al petto dell’altro. “E allora dimmi, perché siamo rimasti chiusi in una stanza per X mesi?”
Asher si strinse nelle spalle. “Avevamo perso la chiave?”
“Riprova, sarai più fortunato.”
“Belle voleva produrre il primo reality show della storia.”
“Te lo dico io perché!” Urlò Jean-Claude. “Perché non posso vivere senza di te, ma ti amo troppo per trasformarti nel mio schiavo. Dio se sono cretino!!! Potevo averti in tutti i modi, in tutte le posizioni, potevo girarti intorno al dito mignolo e farci pure il fiocco e invece no! Diamo tempo al povero Ashy che ha paura dell’ardeur! Certo, diamogli il tempo di pensare all’ennesima idiozia e di andarsene via a farmi ridere dietro dalle puzzosissime Yvette di turno!!!”
“Uh, calma sbarba. Ma sei serio? Uahahahah… dove l’hai sentita ‘sta caterva di minchiate?”
“Secondo te?”
“Da Maria de Filippi?”
“No, da Morgana71, idiota”.
“Ma dai, non è possibile… da quando avrei paura dell’ardeur? Ma se io ci sto così dentro ai nostri vamp-poteri. In più tu non mi schiavizzeresti neanche tra un milione di anni, sei troppo una passiva, se lo fai vengono a cadere gli estremi del nostro rapporto. E tu sei un po’ scemo, ma per il sesso hai sempre avuto… naso…”
“Tieni un po’ il copione se non ti fidi”.
“Dai, fammi controllare, ah sì… Cavolo, hai ragione tu, c’è proprio scritto perché non puoi vivere senza di me, ma mi ami troppo per trasformarmi in un tuo schiavo.”
“Te l’avevo detto”.
“In effetti non mi piacerebbe diventare il tuo zerbino, e se non stessi per andarmene ti picchierei per averci solo pensato. Ma evidentemente il tuo ardeur mi diminuisce le dimensioni del pene”.
L’espressione di Jean-Claude si indurì, gli occhi blu si alzarono al cielo disturbando madonne, santi e tutto il pantheon fino a quel momento conosciuto. “Di nuovo con l’ardy! Ma che cazzo, basta lo dico io! Tutta la fanfiction a rivangare le stesse menate ogni dieci pagine. E che dù marroni! Ho l’ardeur, ebbene sì, lo confesso, Vostro Onore, e guarda caso ce l’avevo anche quando ci siamo conosciuti. Quella cosa a tre con Julian e la capra zoppa e sifilitica ti fa suonare un campanellino? Non è che allora fosse una cosina raffinata, ti ricordi?”
Asher non riuscì a guardarlo neanche negli occhi. “Mi ricordo, sì, mi ricordo.”
“E i consiglieri e gli intrighi e le orge, non è che stiano nella top ten delle mie preferenze, ma tu conosci il mio motto, no?”
“Oui.” Confermò Asher sempre fissando i piedi dell’amico. “Di necessità virtù.” I piedi, i piedi, guarda i piedi, si diceva il vampiro, i piedi non sono pericolosi. Erano così sexy però…e quell’alluce…ah le cose che potevi fare con quell’alluce…
“Uè sbarbaaa, parlo con te!”Jean-Claude gli schioccò le dita davanti alla faccia. “Mi devi crocifiggere perché cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno?
“Solo che non stiamo parlando del bicchiere…” Stavolta lo sguardo arrivò al ginocchio, e che ginocchio!
“Non stiamo parlando del bicchiere.” Ripetè Jean-Claude. “Oh Ashy adesso mi fai pure l’infantile? Siamo vampiri di Belle morte!!! Sei stufo di vedermi fare pompini? E che dovrei fare, il punto croce?”
“Fai quello che ti pare, soltanto fallo senza di me.” Asher scacciò il dito dell’altro come se fosse una mosca e cercò di recuperare un po’ di spazio vitale. Poi fece una proposta indecente. “Senti, io mi sono un po’ stufato, questo copione è una merda, siamo d’accordo su tutto e non c’è ragione di tirarla tanto per le lunghe, facciamo una lista delle cose che ci rinfacciamo e la finiamo qui?”
Jean-Claude alzò un sopracciglio. “Una cosa brutale?”
“Sì, di quelle che piacciono a te.”
“Ok, inizia tu.”
Asher contò fino a dieci, prese un bel respiro e si fece il segno della croce, tanto non era credente. “Allora…sei una puttana, sei diventato uguale a Belle, sei una puttana, usi l’ardeur come lei, sei una puttana, ti fai scopare da chiunque, sei una puttana, vuoi mettermi in un angolo e tirarmi fuori la domenica, sei una puttana, ti fai usare dai consiglieri come un fantoccio, sei una puttana, e ci godi, sei una puttana, mi hai fatto scopare dall’occhio putrescente di Mortino drogandomi di nascosto, sei una puttana, ti sei messo con Dorino e lo ami più di me, sei una puttana, non posso stare in disparte a guardarti senz’arte nè parte con quegli occhi di brace, sei una puttana, sei un gran ballonaro e ti stuferai di me, magari tra duemila anni, ma ti stuferai perché io sono un mostro e tu sei una puttana, fai troppi pompini, lo dai a Balto e sei una gran puttana. E mi hai ucciso la serva umana.”
“E sono una puttana?”
“Precisamente.” Affermò Asher soddisfatto di sé.
Jean-Claude gli schioccò un’occhiata enigmatica ed emise un lungo sbadiglio senza neanche mettersi la mano davanti alla bocca. Poi si fece un paio di spugnature con l’acqua fredda, si scrocchiò le dita e corse sul posto che un po’ di riscaldamento non guasta mai, fece un paio di gorgheggi esplorativi ed iniziò.
“Mio caro, non dovevi metterti a gareggiare con me dato che tu mi hai dato della puttana per tutta la ff mentre io ho risparmiato insulti per un momento topico come questo. Cominciamo con un classico, del tipo tu sei un brutto mostro bau bau, vai in giro ad ammazzare gli amici, e non importa se Hans non se lo ricordava nessuno, ma pensi che sia meglio che fare pompini e te la tiri anche, dai la nevra a tutti con i tuoi isterismi e non sai goderti quel poco di buono che questa cazzo di vita ci offre, sprechi i tuoi doni facendoti seghe che lo sanno anche i sassi che è peccato mortale e secondo me hai gli occhi così chiari perché stai diventando cieco. Non hai neanche le palle di prenderti un paio di scherzi in santa pace, ma mi fai sempre prendere in giro e non per il culo dai tuoi amichetti della società dei Bastardi. E adesso arriviamo ai colpi davvero bassi: TU hai ucciso la tua serva umana perché ti sei fatto beccare dalla santa pula, minchione che non sei altro, e non sei stato capace di salvarla! Facile chiamare il Pronto soccorso e incazzarsi perché non arriva in dieci secondi netti pit-stop compreso. Io non ho salvato lei ma ho salvato te e l’unico motivo per cui l’ho fatto è che sono un dannato idiota masochista!!!! Tu senza di me non sei niente! Sono io che tiro avanti la baracca! Sono io che pago i conti a fine mese! Sono io che-“
Asher si allentò un attimo la cravatta dello jabot. “Cristo te le tenevi proprio, eh?”
“Non ho ancora finito!” Sbraitò l’altro in la maggiore. “Sono io che mi faccio stuprare perché sono cent’anni che non lo smolli a nessuno!”
“Vuoi dire che ti sei fatto stuprare per pietà?”
Jean-Claude si avvicinò fino a pochi millimetri dal suo viso, gli strappò un capello, lo usò come filo interdentale e gli afferrò i lembi della camicia. “Vuoi che sia il tuo Master, vuoi che ti mastichi ti digerisca e che mi faccia un bel rutto? Vuoi vedere cosa si prova ad essere consumati?”
“Ehm…posso pensarci un attimo?” balbettò Asher.
“Troppo tardi! Sarai mio, in un modo o nell’altro. Muahahahahahahahahahah” Catturò le sue labbra così brutalmente da costringerlo ad aprirle, e si impadronì di lui, di tutto ciò che la sua lingua, le sue mani, le labbra, le zanne, un paio di tentacoli tirati fuori per l’occasione e, in breve, tutto il suo corpo riuscivano a toccare. Finché Asher sentì la mente liquefarsi e fondersi come un cioccolatino milka che invoglia, mentre il cuore, alato come un canarino, si muoveva nel suo organismo raggiungendo luoghi impensabili come la testa. Jean-Claude era lievitato come Hulk, senza il verde però che non era il suo colore preferito perché stonava con gli occhi blublublupaulnewman, e gli strappò la camicia e i pantaloni come carta velina; la sua vestaglia era opportunamente sparita non si sapeva quando, e ora si strusciava su di lui seducente, arrogante, mentre i peli metallici facevano scintille e i loro corpi pulsavano l’uno sull’altro, con un tunz tunz pulsante che neanche Gigidag, in preda a un’eccitazione crescente. Ah, e i brividi, non ci scordiamo dei brividi, che sono importanti e non possono mancare.
Una voce echeggiò nell’aere dagli altoparlanti: “Cambiooo!”
E un ringhio improvviso echeggiò tra le pareti. Saldandosi con una mano alla sua nuca, Asher, ormai preso bene, rispose soddisfatto “Okkey”, prima di azzannarlo alla giugulare con la ferocia di uno psicopatico di quelli “ma sembrava tanto una persona normale, non l’avrei mai detto”. E bevve. Svuotò le sue vene, nutrendosi di lui, del sangue che ancora ravvivava il suo corpo, il sangue blu di Dorino. I peli di Jean-Claude regredirono, il fisico passò dal modello Golia al più minuto Davide, il potere si rintanò talmente in profondità nel suo essere da poterlo scovare solo col gps. Non contento Asher lo violentò pure, che un bello stupro orgasmico ci sta sempre bene e non si nega a nessuno.
Quando tutto fu finito Asher si accese una canna, soffiando anelli di fumo che si posarono morbidi sul corpo raggomitolato e insanguinato dell’altro. “Pausa cannetta?”
Jean-Claude rimase in silenzio, a malapena si percepiva il debole battito del suo cuore.
“Ti è piaciuto Jean?” Gli strizzò l’occhio l’altro.
Il vampiro si alzò a fatica, sputò a terra un grumo di sangue e guardò l’ex-amante come se fosse un lurido lichene cresciuto sul più infimo parassita annidato nei peli della mosca che svolazzava su una merda di cane rognoso con la dissenteria. “No. Non è uno stupro all’altezza della tua fama. E non credere di essere il più forte! Te l’ho fatto fare per vedere se eri cambiato, ma tu non cambierai mai. Comunque adesso mi fai davvero schifo e te ne puoi andare a quel paese dalla bimba ventrue.”
Lo sguardo di Asher si raggelò. “E quindi è finita?”
“Sì, è finita.”
Asher si strofinò l’orecchio destro, poi il sinistro. “Che hai detto?”
“Ho detto che è finita!”
“Non capisco nulla!” Continuò Asher guardandosi in giro come se cercasse qualcosa.”C’è un rumore di fondo…”
“Questo pianto straziante?” Chiese Jean-Claude. “Credevo che fosse la colonna sonora di Morgana71!”
“No, sembra proprio un pianto, gli manca l’effettazzo unghie sulla lavagna.”
Una figura fosca e terribile apparve come per magia: un’erinni dai biondi capelli meduseschi e un po’ cotonati-anni-sessanta armata di sai, nunchaku, pikachu, katane e tagli di carne surgelati. L’espressione del suo viso pallido era agghiacciante, tipo Chucky-la-bambola-che-uccide-mi-fa-una-pippa, e i suoi occhi rivaleggiavano con quelli di Asher per colore e temperatura (evidentemente anche suo marito non era all’altezza). “Matò, se provate solo a farla finire così dopo 39 capitoli che aspetto il lieto fine vi prendo tutti a cotolettate!!!”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Nessun commento:

Posta un commento